Le origini di Brescia e del suo territorio risalgono all’età del bronzo: sembra che i primi abitanti siano stati i Reti ed i Liguri. Intorno al IV secolo a.C., s’insediano nel territorio i Celti, che i Romani chiameranno Galli Cenomani: la città fu chiamata Brixia e crebbe d’importanza. Nel 187 a.C. Brixia è già territorio romano; nell’89 diventa colonia romana; nel 49, con Giulio Cesare, ottiene la cittadinanza romana; nel 27, con Augusto, fu nominata “Colonia Civica Augustea”. In età imperiale Brescia è uno dei principali centri della Gallia Cisalpina, soprattutto per la sua posizione strategica, ma anche per la prosperità economica (scambi commerciali, agricoltura, miniere) e lo splendore culturale. Nel 287 Diocleziano divide l’impero in occidentale – con capitale Milano – ed orientale: comincia così la decadenza di Brescia a favore di Milano.
Attila saccheggia Brescia nel 452. Poi si succedono le invasioni barbariche: Eruli, Ostrogoti e Bizantini. Per due secoli la città è dominata dai Longobardi ed è capoluogo dei ducati Lombardi. Segue la dominazione dei Franchi e di Carlo Magno che dura sino all’anno 888. La città entra allora in una nuova fase di decadenza, priva di documentazione storica.
Nel 1090, Brescia diventa un comune. Città guelfa, è a lungo in lotta con Bergamo e Cremona, entrambe ghibelline. Una tregua a queste lotte si ha con la calata in Italia di Federico I: i Comuni del nord Italia si coalizzano, ma vengono sconfitti. Nel 1167 Brescia si allea ancora con le città del nord per combattere il Barbarossa, che viene sconfitto a Legnano nel 1176.
Il Trecento vede a Brescia la lunga lotta tra la fazione nobiliare e quella popolare. Dopo essere stati cacciati, i nobili prevalgono sui popolari. La città viene retta con una politica podestarile, ma verso la fine del secolo entra dapprima nella signoria dei Pallavicino, poi in quella del vescovo Berardo Maggi. Nel 1339 prende il potere Azione Visconti e Brescia entra a far parte del ducato milanese: vi resterà fino al 1402. Brescia è poi comandata da Pandolfo Malatesta che la considerava un pedaggio dovuto dai Visconti, ma nel 1421 il Carmagnola riesce a riportare Brescia nell’orbita Viscontea.
Dopo lotte accanite tra guelfi e ghibellini, i primi chiedono l’intervento della Serenissima: e questa manda il Carmagnola (che nel frattempo è diventato condottiero veneziano) a riconquistare la città. Finalmente, nel 1426, Brescia entra nell’orbita veneziana e resterà sotto il dominio veneto per quasi 400 anni. Prima della fine del Quattrocento, Brescia è coinvolta in nuovi scontri tra Venezia e Milano, governata da Francesco Sforza.
Per Brescia, il XVI secolo è un periodo di grandi sconvolgimenti. Papa Giulio II, preoccupato della Potenza e dell’espansione veneziana, si allea con austriaci, spagnoli e francesi (che comandano anche a Milano), per battere la Serenissima. Brescia n’esce sconfitta e disastrata. Un tentativo di rivolta dei bresciani del 1513 – capeggiato da Foix e da Luigi Avogadro – viene soffocato nel sangue. La fine del secolo vede a Brescia una serie di continui e repentini cambi di potere: ai francesi, si alternano gli spagnoli, poi ancora i franco-veneziani.
In generale, nel periodo veneziano, Brescia ritrova l’opulenza economica e lo splendore culturale e dell’arte: sorgono molti palazzi e chiese, nuove mura di difesa e la bellissima Piazza della Loggia. Nel Seicento Brescia viene resa inespugnabile da una serie di nuove fortificazioni realizzate da Venezia.
Nel Settecento comincia il lento declino della Serenissima, mentre a Brescia cresce via via il desiderio di liberarsi dal dominio veneziano. Alla fine del secolo, l’occasione si presenta con l’arrivo in Italia delle truppe napoleoniche: nel 1797 viene innalzata sul Broletto la bandiera tricolore e nel giro di pochi mesi tutto il territorio bresciano, fino al Garda, viene liberato – non senza qualche resistenza – dalle milizie veneziane. Dello stesso anno è il famoso Trattato di Campoformio, con cui Venezia viene ceduta all’Austria, mentre Brescia entra a far parte della Repubblica Cisalpina, controllata dai Francesi: vi resterà – salvo un breve periodo – fino al 1815, ossia fino alla disfatta francese di Waterloo.
Dopo il Congresso di Vienna, viene fondato il Regno Lombardo-Veneto, sotto il controllo austriaco. Di questo regno fa parte anche Brescia, ma ormai le idee di libertà ed uguaglianza cominciano a dilagare ed entrano nella coscienza degli italiani. Brescia si distingue anche nel periodo dei moti rivoluzionari e del Risorgimento. In particolare, nel 1849, la città tiene sotto assedio il castello della guarnigione austriaca, per dieci giorni, dal 23 marzo al 1° di aprile. L’episodio ha vasta risonanza: per il valore dimostrato dai cittadini, Brescia è osannata dal Carducci e chiamata “Leonessa d’Italia”.
Dieci anni dopo, nel 1859, gli austriaci lasciano Brescia e si ritirano nel “Quadrilatero” a causa degli attacchi di Napoleone III e dei piemontesi. A guidare l’attacco decisivo per la città è Giuseppe Garibaldi, che a Brescia viene accolto a Brescia da eroe. Nello stesso anno, in giugno, lo scontro decisivo: a San Martino e a Solferino – sulle colline presso il Lago di Garda – i piemontesi di Vittorio Emanuele II di Savoia e i francesi dell’alleato Napoleone III affrontano e sbaragliano gli austriaci, sia pure a caro prezzo. Subito dopo Napoleone III firma la pace a Villafranca. Con questo trattato, la Lombardia, quindi anche Brescia, passa sotto il controllo piemontese. Nel Novecento, durante la seconda Guerra Mondiale, Brescia è particolarmente attiva nella Resistenza, e merita la Medaglia d’argento. Nel dopo guerra, grazie all’operosità dei bresciani e alla riconversione dell’industria pesante, Brescia ripara i danni subiti con i bombardamenti e ridiventa uno dei poli industriali dell’Italia settentrionale.